stilnovismo novella novellino..., ...poesia comico-parodica..vita di cavalcanti e guinizzelli

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BELLA.93
view post Posted on 15/12/2009, 20:01




Età comunale volontà di fornire ammaestramenti in campo morale, religioso, vita civile, comportamento sociale e diffusione di cognizioni scientifiche.
Seconda metà del 200_ PROSA VOLGARE: processo di assimilazione culturale da cui emergono valori e la visione della realtà che la nuova civiltà andava elaborando.
SCOPO DEI TESTI IN PROSA diffondere cognizioni
LE RACCOLTE DI ANEDDOTI: IL NOVELLINO
200_raccolte di aneddoti indirizzati a: edificazione morale; insegnamento di comportamenti sociali; arte di ben vivere e arte del ben parlare
NOVELLINO:
• raccolta di racconti in volgare
• autore anonimo fiorentino (ci sono arrivate diverse redazione ma nessuna con il testo originale)
• racconti brevissimi e schematici
• racconti offrono un repertorio di spunti destinati ad essere ampliati in una narrazione orale
PERSONAGGI:
• tratti dalla storia: biblica; greco-romana o medievale
• dal mito classico o dalle leggende bretoni
• personaggi illustri (imperatori; re; governanti; filosofi o sapienti)
ARGOMENTI:
• esempio morale; comportamento profano; motto arguto e beffa
• gli intenti dell’opera vengono presentati nel PROEMIO
AUTORE:
• vuole fornire ai ceti borghesi dei modelli di comportamento
GENERI:
• medievali dell’exemplum NOVELLINO
• nuovo genere narrativo NOVELLA (intenzione di dare un esempio + gusto del narrare delle storie)
SCOPO DELLA NOVELLA: intrattenere l’uditore o il lettore
TESTI:
• NOVELLINO_libero da ogni schema moralistico o pedagogico prefissato si tramutano in osservazione della realtà
• NOVELLA_ genere destinato a una lunga fortuna e a numerose trasformazioni ai giorni nostri (es. DECAMERON di Boccaccio)
LA POESIA COMICO-PARODICA
Comico-parodica o Comico-realistica esperienza di alcuni poeti che seguono un percorso diverso rispetto a quello della linea poetica dominante nella lirica italiana
La poesia comica è caratterizzata dal rifiuto di queste convenzioni:
• Sentimenti elevati AMORE
• Linguaggio selezionato e raffinato
• Tradizione tendente al sublime
• Distacco dalla realtà materiale e comune
La poesia comica:
• Stile basso
• Si occupa della realtà degradata e spesso volgare
Termine “REALISMO” usato nelle poesie di Cecco Angiolieri_ vengono presentati personaggi deformati e ambienti malfamati e corrotti
PARODIA:
• tratta con un linguaggio nobile e raffinato soggetti che in realtà sono vili e spregevoli
• i valori della cortesia e dell’amore vengono ribaltati nei loro significati più seri ed ufficiali con l’intento di mostrare il loro risvolto alternativo, deformato o ridicolo
• all’amore sublimante si sostituisce il desiderio sessuale
• alla dama raffinata si sostituisce la donna plebea
• al’elogio della virtù si sostituisce quella del vizio
la Parodia è un genere poetico che si collega alla precedente tradizione della letteratura comica (canti dei clerici vagantes) e ai successivi sviluppi dei generi giocosi, parodici, bizzarri e “cavallereschi”

Una nuova tendenza poética:
Firenze si avvia a divenire il centro guida della cultura italiana, si forma il nucleo più importante di una tendenza poetica, il dolce stil novo. Alcune tendenze erano il rifiuto degli astrusi artifici stilistici, la scelta di uno stile più limpido e piano, che viene definito appunto dolce. Per quanto riguarda l’omaggio feudale rivolto alla donna, si sostituisce una visione più spiritualizzata della donna che viene esaltata come angelo in terra e dispensatrice di salvezza.
La corte ideale e il binomio ‘amore’ e ‘gentilezza’:
Avviene uno stacco dalla tradizione; l’attenzione concentrata con più rigore sull’interioritá dell’amante, con l’esclusione di ogni riferimento a situazioni esterne. Si sostituisce la corte reale con una corte tutta ideale, composta da una cerchia ristretta di spiriti eletti, dotati di alta cultura e disdegnosi del volgo “villano”, e per questo uniti fra loro da un vincolo geloso ed esclusivo. Questa sostituzione risponde al nuovo ambiente sociale cittadino in cui si sviluppa questa poesia, che quindi esclude la presenza della corte reale. Lo stil novo si rivela l’espressione delle nuove classi dirigenti comunali che aspirano a presentarsi come una nuova aristocrazia, fondata non più sulla nobiltà di sangue ma sull’altezza d’ingegno. I temi centrali dello stil novo sono l’amore e la gentilezza, che ha il senso di nobiltá. Il saper amare finamente è indizio di una superiore nobiltá d’animo. E la gentilezza è un dato di natura, legato alle qualità personali, non alla nascita e al titolo ereditario. Negli stilnovisti si tratta la rivendicazione dei ceti emergenti nel contesto urbano, che si contrappongono alla vecchia aristocrazia e vogliono collocarsi al suo posto nella posizione egemone all’interno della società.
L’origine dell’espressione ‘dolce stil novo’:
La formula ‘dolce stil novo’ usata comunemente per designare il gruppo, è stata coniata da Dante nel canto XXIV del Purgatorio. La discriminante tra la poesia vecchia e quella nuova quindi è indicata da Dante.
I protagonisti dello Stilnovismo:
Guido Guinizzelli: Dante lo definisce il suo maestro e nel canto XXVI del Purgatorio lo chiama padre.
Guido Cavalcanti: Fiorentino di famiglia ricca e nobile, di carattere eletto e sdegnoso, profondamente immerso nella meditazione filosofica. Si impegnava anche nelle lotte politiche del Comune, tanto da essere mandato in esilio nell’estate del 1300 con altri capiparte.
Cino de’ Sigibuldi da Pistoia: era un giurista, che presentava in lui già la fisionomia dell’epigono: si ripetevano in lui, ridotti a schemi, tutti i motivi dello Stilnovismo.
Dante: scrisse liriche in cui riprendeva temi e forme di Guinizzelli e Cavalcanti. Ma ben presto si staccò e questo si capisce dall’operetta in cui raccoglie parte delle liriche scritte, corredandole con un commento in prosa, la Vita nuova. La successione studiata delle liriche trasformava la vicenda amorosa in una complessa vicenda mistica e simbolica, un viaggio a Dio con la donna amata per guida. Dante rifiuta ogni ambigua contaminazione, poiché a favore della religione.

GUIDO GUINIZZELLI
Giudice nato a Bologna era attivo nelle vicende politiche della sua città. Di famiglia ghibellina. La produzione che gli si può attribuire con certezza comprende 5 canzoni e 15 sonetti. Inizialmente era legato alla maniera guittoniana, se ne staccò in seguito con la canzone Al cor gentil rempaira sempre amore, un manifesto programmatico ed esemplare. Nel Canzoniere guinizzelliano vi sono testi che offrono un campionario dei più tipici temi stilnovistici ed è impostata su nuove tonalità stilistiche: amore e gentilezza, l’equiparazione della donna ad un angelo proveniente dal regno di Dio, la lode dell’eccellenza della donna, paragonata alle bellezze più elette della natura, il valore miracoloso del suo saluto che dona salvezza, gli effetti della passione d’amore sull’amante, che si consuma e strugge. Un’altra caratteristica nella poesia guinizzelliana dello Stilnovismo è il ragionamento filosofico.
GUIDO CAVALCANTI
Nacque a Firenze, da una famiglia tra le più potenti, di orientamento guelfo, si schierò dalla parte dei Bianchi e partecipò intensamente alle vicende politiche della città. Fu uno dei garanti della pace tra Guelfi e Ghibellini. Era un uomo di carattere deciso e animoso. Fu eletto fra i rappresentanti del Consiglio del Comune. Fu tra i capi delle opposte fazioni condannati dai priori all’esilio, per riportare la pace in città. Dal confino di Sarzana fu richiamato a Firenze, ma ammalato probabilmente di malaria, morì poco dopo. Di Cavalcanti ci sono pervenuti 52 componimenti, fra cui 36 sonetti, 11 ballate e 2 canzoni. Al centro della canzone sono gli effetti prodotti dall’amore: dalla vista della bellezza della donna nasce una figura ideale e intellettuale, che esercita il suo influsso sull’anima sensitiva dell’uomo. Cadendo in balìa dell’anima sensitiva, l’amore perde la sua qualità, diventa una forza oscura, che esclude ogni dominio razionale. L’amore appare come una forza tenebrosa e terribile, che si impossessa dell’anima generando paura, angoscia, sofferenza. I temi più caratteristici nella poesia cavalcantiana: lo sbigottimento, il tremore, le lacrime, i sospiri, che conducono l’amante alla distruzione fisica e spirituale. L’immagine della donna resta lontana, irraggiungibile e inconoscibile. Il dramma si svolge tutto nell’interno dell’animo dell’amante. Ed è un dramma che si oggettiva in una serie di personificazioni, che agiscono come autentici personaggi: l’immagine ideale della donna, adorata nel suo valore, che è una pura realtá mentale, gli spiriti che presiedono alle varie facoltà dell’anima, la figura esteriore del poeta, che ha solo l’apparenza della vita, dopo che gli spiriti sono stati dispersi, la voce sbigottita e deboletta che parla dolore. Molto sapiente è la costruzione tecnica della poesia cavalcantiana. In essa tocca le punte più alte e significative, prima di Dante, lo stile dolce che connota tutto il gruppo, secondo la definizione dantesca. I versi di Cavalcanti possiedono, una squisita fluidità melodica, che nasce dal ritmo degli accenti, dai tratti fonici del lessico impiegato, dall’assenza di spezzature, pause, inversioni sintattiche.



 
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