Ovidio, riassunto dal mio libro di testo (vita e qualche accenno delle opere)

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BELLA.93
view post Posted on 22/4/2010, 23:12




Ovidio, riprendendo generi già sfruttati, tenta si rinnovarli con i metodi della variazione virtuosistica, mantenendosi sulla linea della concezione alessandrina della poesia come lusus (gioco intellettuale, divertimento colto e raffinato). L’opera più originale e importante è “Metamorfosi”, appartenente al genere dell’epica mitologica.

Dati biografici e cronologia delle opere. Nato a Sulmona nel 43 a.c. da una famiglia di rango equestre, intraprese la carriera politica per compiacere suo padre, ma l’abbandonò ben presto per dedicarsi alla poesia. A Roma Ovidio entrò nel circolo di Messalla Corvino e incominciò a leggere i suoi versi pubblicamente. Ovidio passò a nuovi tipi di poesia, più impegnativi, coltivando l’elegia eziologica nei Fasti e l’epica mitologica nella Metamorfosi. Nell’ 8 d.c. egli fu condannato da Augusto alla relegazione nella lontana Tomi. Non conosciamo con esattezza la causa della condanna: Ovidio vi accenna più volte nelle opere scritte a Tomi, affermando in un passo di essere stato rovinato da due colpe (l’Ars amatoria): una poesia e un errore (l’error, in cui doveva essere implicata la famiglia stessa del principe). A Tomi il poeta rimase per quasi 10 anni, fino alla morte nel 18 d.c. senza mai ottenere né da Augusto né poi da Tiberio la remissione della pena.

Gli amores. La prima opera ovidiana appartiene al genere della elegia soggettiva. La storia d’amore per una donna chiamata Corinna viene narrata, nei circa 50 carmi che compongono la raccolta, le soggezione del poeta innamorato alla domina (padrona), le sofferenze per le sue infedeltà, la gelosia causata da rivali ricchi e la contrapposizione amore-ricchezze, l’altra contrapposizione topica fra vita militare e milizia amorosa, la deplorazione moralistica dell’avidità e dell’incostanza delle belle donne, l’abbondante ricorso agli exempla mitologici. È tipica del poeta elegiaco la passione assoluta ed esclusiva per un’inca donna, Ovidio, al contrario, afferma in un carme due donne contemporaneamente senza saper decidere quale delle due gli piaccia di più.

Le Heroides. Sono lettere d’amore in distici elegiaci che s’immaginano scritte da eroine ai loro amanti. Le lettere sono 21: le prime 15 sono di eroine mitiche, mentre le altre 6 sono di un personaggio maschile che scrive alla donna amata.
Le opere erotico-didascaliche. Con l’Ars amatoria (l’arte di amare)Ovidio scrive il suo capolavoro nel campo dell’elegia amorosa. L’Ars amatoria è un poemetto che si sviluppa in tre libri: le solenni affermazioni dell’importanza e dell’ultilità del compito che il poeta si assume, i proemi e le chiuse dei libri, le invocazioni agli dèi, le formule di passaggio da un argomento all’altro, le digressioni.
I primi due libri sono dedicati agli uomini: danno precetti sul reperimento della donna da conquistare.
Il secondo libro insegna le tecniche per far durare una relazione ad esempio: intelligenza e carattere mite ed arrendevole.
Il terzo libro fornisce consigli alle fanciulle come combattere ad armi pari con i maschi.
Dal poemetto emerge un quadro vivace della società galante del tempo. Egli dà voce a quella parte dei Romani che apprezzava lo stile di vita moderno, agiato e raffinato, libero e spregiudicato, rifiutando i modelli etici arcaici (severità, austerità, sobrietà, limitazione dei consumi) che la propaganda augustea tentava vanamente di riproporre e di restaurare.

Remedia amoris: sono illustrati i “Rimedi all’amore”, cioè le terapie da attuare per liberarsi di un amore non corrisposto (es. sport, agricoltura, concetrazione del pensiero sui difetti della puella, ecc).

Fasti
Indica l’elenco dei giorni, cioè il calendario: il poeta si sofferma sulle singole ricorrenze e festività, illustrando i fatti della leggenda e della storia di Roma che ne stanno alle origini. Si tratta di un’opera di carattere erudito, di gusto alessandrino, che fonde tratti elegiaci con elementi della tradizione didascalica.

Metamorfosi
Ovidio ha ultimato la composizione nell’8 d.C. Poema in esametri, in 15 libri intitolato Metamorfosi (Libri delle trasformazioni). Nel proemio si nota l’intenzione del poeta di lasciare il dominio dell’elegia e di entrare nel campo dell’epica.
La prima parte del poema è caratterizzato dal racconto di una vicenda unitaria. L’épos mitologico narra le storie degli dèi e degli eroi senza precisi limiti di tempo.
Il racconto del poema ovidiano ha inizio dal Caos originario e dalla creazione del mondo e dell’uomo; nei primi due libri sono narrati i miti cosmogonici, il diluvio universale e la rinascita del genere umano, quindi storie metamorfiche connesse con varie divinità, spesso incentrate sull’amore di un dio per una donna mortale. Nel terzo libro si apre l’era eroica e la narrazione dai miti tebani a quelli ateniesi. Nel settimo libro si giunge all’età degli Argonauti; l’ottavo sviluppa le storie di Minosse e del cinghiale caledonio. Il nono e il decimo libro hanno il loro centro nelle figure di Ercole e di Orfeo: per bocca di quest’ultimo viene narrata una serie di miti, fra cui quello di Pigmalione. Nel dodicesimo libro si narrano le guerre di Troia, viaggio di Enea, storie e leggende di Roma primitiva. Il finale del poema è dedicato agli ultimi discendenti di Enea.
C’è un’impostazione cronologica nella prima parte del poema (le età del mondo) e nell’ultima (la storia di Roma).
Componente esenziale è la metamorfosi, che costituisce in generale il requisito determinante per l’inclusione del materiale mitico, e diventa il vero principio unificatore del poema, garantendo coerenza a una struttura eccezionalmente complicata, in cui regna un apparente disordine. Fra gli strumenti adottati dal poeta c’è il “racconto nel racconto”: egli inserisce una nuova narrazione nella narrazione principale (che viene interrotta e poi ripresa) e trasforma i personaggi narrati in personaggi narranti.
Le Metamorfosi contengono il maggior numero di miti possibile grazie alla dilatazione del tempo.
Ovidio si avvicina all’épos virgiliano nell’intento di esaltare lo spirito nazionale, indicando nella nascita e nello sviluppo dell’impero di Roma il punto conclusivo dell’evoluzione del mondo; poi trae il punto di partenza dall’Eneide (peregrinazione di Enea).
L’impostazione complessiva del poema influisce anche sulla consistenza dei personaggi. I personaggi delle Metamorfosi non hanno un prima e un dopo, ma vivono esclusivamente nel momento della loro breve vicenda. L’elemento costitutivo è spesso l’amore; sono coinvolte spesso anche le divinità che non hanno più un ruolo superiore ma sono colte nella loro sfera privata che le coinvolge in amori, gelosie, odi e vendette.
L’unico personaggio presente dall’inizio alla fine è il narratore epico, che continua as esporre trasformazioni e mutamenti. Ovidio interviene di tanto in tanto a commentare il racconto. Egli non esprime simpatia verso i protagonisti delle storie né emozione di fronte ai fatti narrati; le sue osservazioni mirano a porre in rilievo l’eccezionalità degli eventi rappresentati.
Ovidio entra nel dominio dell’irreale e lo rende verosimile, riuscendo a far sembrare naturale il fanstastico, a narrare l’inenarrabile, a descrivere l’indescrivibile.
Le Metamorfosi adottano una lingua e uno stile elevato ma al tempo stesso facili e fluidi. La forma è limpida e armoniosa.

Le elegie dell’esilio
Le elegie dei Tristia sono prive di specifici destinatari, per il timore del poeta di compromettere gli amici a cui si fosse eventualmente rivolto. Nel secondo libro delle elegie dei Tristia, Ovidio implora clemenza da Augusto, dimostrando che altri poeti trattavano argomenti d’amore ma non sono stati puniti, come è successo a lui.
Le Epistulae sono indirizzate a varie persone, a cui egli scrive illustrando la sua penosa condizione di esule, nella speranza di poter ottenere dall’imperatore la grazia.
Nell’elegia autobiografica il poeta racconta le sue vicende rivolgendosi direttamente ai posteri e definendosi un giocoso poeta dei teneri amori.
Ovidio, incapace di rassegnarsi al proprio destino, trova nella poesia la sua unica ragione di vita: ad essa affida la sua speranza di salvezza, in essa cerca sfogo per la sua pena.

 
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