Da grande farò...

Eh, come ti capisco...


...è una cosa brutta che io da piccola volevo diventare gelataia? E poi anche pizzaiola... ricordo quando andavamo nelle pizzerie col forno a vista che mi mettevo lì vicino dichiarando che dovevo "imparare i trucchi del mestiere"...

Ahem.
A parte il mio passato imbarazzante (xD), per quasi tutte le elementari e per buona parte delle medie ero convinta di voler fare la scrittrice. Ho sempre amato scrivere, ho scritto brevi racconti fin da quando avevo 6/7 anni, ed ero anche piuttosto brava, ma poi ho un po' perso questa mia passione per strada e accantonato quel piccolo sogno infantile.
Poi ho attraversato quel classico periodo in cui non hai la più pallida idea di cosa vorrai fare... ci passano tutti, prima o poi, ad alcuni dura poco, altri a 25 anni ancora ci sono dentro. Non ricordo se avessi idee sparse oppure no, in realtà credo che evitassi proprio di pensarci, l'unica cosa di cui ero sicura è che non volevo seguire le orme dei miei genitori (mio padre è amministratore in un'azienda, mia madre è funzionaria statale, vice-prefetto) e che non volevo avere a che fare con la medicina (gli ospedali mi fanno star male), ah e che volevo un lavoro che mi lasciasse un certo margine di autonomia, insomma non uno di quelli che ti tengono sempre occupati (forse perché i miei non li vedevo mai, se non a pranzo uno e a cena l'altra). Insomma, avevo le idee piuttosto chiare su che cosa non volessi fare, ma la lista non era sufficientemente lunga da poter procedere per esclusione.

Sono uscita da quella fase verso la fine del primo anno di superiori.
Da allora il mio interesse per il cinema e il teatro è degenerato sfociando in vero e proprio amore sfrenato e incondizionato, diventai letteralmente una movie junkie e mi resi conto che gli spettacolini di fine anno erano occasioni a cui immancabilmente non vedevo l'ora di partecipare, quelle particine anche sciocche che dovevo fare mi davano una soddisfazione enorme, e insomma recitare mi piaceva davvero moltissimo... adesso non riesco a immaginarmi in altro modo se non davanti a una telecamera o su un palcoscenico.

So che può sembrare un'ambizione un po' assurda e fuori dai soliti schemi. Quando mi viene fatta la domanda "Cosa vuoi fare da grande?" e io rispondo "Recitare", mi accorgo che vengo presa poco sul serio. Perché in fin dei conti, chi non si è mai immaginato cantante, attore, pilota di formula 1? E' tipico dei bambini sognare cose simili -- almeno, per me lo è stato, ho sempre avuto una certa tendenza verso il mondo dell'arte e dello spettacolo.

Ma io ci credo veramente, e sono assolutamente seria in proposito. Sono sempre stata una persona alquanto incostante e mutevole, ma la recitazione è uno dei miei pochi "capisaldi", è una cosa che non riesco ad accantonare. Non mi interessano fama o soldi, non è quello il punto. A me piace l'arte, lo spettacolo. Infatti se potessi mi piacerebbe anche imparare (bene) a cantare e a ballare, e perché no anche dipingere (per ora faccio solo ritratti a matita in bianco e nero), e continuare a suonare uno strumento musicale. Mi piace l'idea di poter essere un'artista completa. Sì, direi che il mio sogno è questo.


Ah, e poi ovviamente vorrei girare il mondo... ma tutto tutto. Questo però non è esattamente un mestiere, perciò diciamo che si tratta di un'aspirazione "di contorno". E' un desiderio che ho sempre avuto, un impulso che mi scorre nelle vene fin da più piccola.
L'altro giorno facendo pulizie ho trovato un foglietto dove, chissà quanti anni fa, avevo scritto una cosa tipo "voglio essere in grado di dire che sarebbe più facile dire i luoghi dove non sono stata che non quelli dove sono andata" (sì, la sintassi e la grammatica sono discutibili, ma ero piccola xD)

Ma infatti è una cosa che mi irrita enormemente, e soprattutto -- mi dispiace dirlo -- è tipico del nostro Paese. E' un atteggiamento squisitamente italiano quello di sminuire chi sogna in grande, o un po' fuori dagli schemi, tappare le ali a chi vuole fare qualcosa di diverso, considerato poco stabile e sicuro, rischioso insomma. Non solo questo, c'è anche un'atmosfera generale di "smorzamento" di nuove idee, almeno c'è sempre stato finora, tant'è vero che la gente scappa da qui. Mai sentito parlare di "fuga di cervelli"? E di certo, se avrò la possibilità di inseguire il mio sogno -- e giuro che sono disposta a lavorare come cameriera in un locale notturno di Soho, se necessario -- non me ne resterò qua a girare film panettone...

Anche questa cosa del game designer, sono rimasta allibita quando ho letto che ti dicono che "non è un vero lavoro". Ma che diamine vorrebbe significare? Non dobbiamo mica tutti essere bancari o insegnanti o dentisti (che ovviamente non hanno nulla che non va, sia chiaro!). A me il game designing sembra un lavoro fighissimo, anche se io non lo farei, questo perché è un lavoro che funziona se sei un appassionato, per questo forse viene considerato così poco dai più, è un lavoro "elitario", se mi permetti il termine, in senso lato ovviamente. In più, se non sbaglio, guadagni un sacco di soldi, o no?



La cosa dell'università all'estero intriga moltissimo anche me, ma ho ancora qualche dubbio. Più che altro per quanto riguarda la facoltà: inizialmente ero convintissima che avrei fatto una scuola per la recitazione, poi però il mio insegnante di teatro mi ha messo in guardia a proposito di queste scuole: il mondo del teatro e del cinema è difficile, c'è poco da girarci intorno, e le accademie ti tengono in un ambiente protetto per alcuni anni, poi però quando esci sei più spiantato di un broccolo bollito (non ho idea da dove mi sia venuta questa), quindi a meno che non hai un mucchio di soldi (in genere sono piuttosto costose) da poterti mantenere prima durante e dopo il percorso di studi, non vale la pena. In questo ambiente conta di più l'esperienza che il titolo di studi (e anche un po' di fortuna), quindi ti ritroveresti comunque spiantato.

Perciò può darsi che mi iscriverò a un altro tipo di facoltà e nel frattempo coltiverei comunque la mia passione in altri modi, insomma facendomi le ossa "dal vivo" anziché in una scuola... per esempio, mi piacerebbe molto studiare filosofia, che è una materia che mi affascina molto. O magari una lingua, tipo l'arabo o il russo, ma penso che mi mi assorbirebbero un po' di più.

Insomma, sono ancora un po' indecisa. Ma credo che quest'anno a Londra potrebbe rivelarsi decisivo... beh, lo spero